I System Integrator prima e dopo il COVID-19

Mentre il mondo continua a cambiare durante la pandemia a causa del COVID-19, le domande su cosa faranno le imprese dopo il COVID-19 aumentano.
Lo so! Questo è l’argomento più scontato da trattare in questo periodo. Qualunque sito web si visiti, rivista o giornale che legga, parla di COVID-19, il virus che improvvisamente ha cambiato la nostra vita e il mondo stesso. È opinione comune che ci sarà un pre-COVID-19 e un post-COVID-19, analogamente a un pre 11 settembre e un post 11 settembre.
Ma essendo stato un cambiamento improvviso e di così forte impatto al quale nessuno era preparato, credo che condividere pensieri, idee e preoccupazioni sia importante per poter affrontare il futuro.
La nostra vita sarà diversa, così come le nostre aziende e imprese.
In Italia, tutto è successo molto rapidamente, forse perché non abbiamo riconosciuto i segnali o li abbiamo sottovalutati. In pochi giorni siamo passati da una vita ed un’attività lavorativa normali ad un blocco quasi completo. Ci siamo dovuti adattare rapidamente alle nuove condizioni e far lavorare tutti i nostri dipendenti in modalità smart-working. Questo per certi versi non è nulla di speciale in quanto molte aziende hanno un modello di business basato sul telelavoro. La tecnologia offre molti strumenti e, dopotutto, siamo una società di software, quindi siamo abituati ad utilizzare strumenti di collaborazione e lavoro da remoto. Ma il problema non è solo tecnologico! È culturale e organizzativo. Le persone devono essere preparate e formate a lavorare da casa. L’azienda ha bisogno di molti processi per organizzare e gestire il business, e non impara facilmente a fare da remoto dall’oggi al domani. Ma l’abbiamo fatto! L’emergenza ha costretto tutti a fare uno sforzo supplementare per convertire le abitudini, gli spazi domestici e le relazioni quotidiane con i parenti al fine di lavorare da casa ed essere produttivi. Senza dubbio, il grande investimento che abbiamo fatto in una nuovissima infrastruttura informatica alla fine dello scorso anno ha contribuito molto ad evitare problemi tecnici. Analogamente è stato di aiuto il fatto che stavamo parlando di incrementare l’utilizzo del telelavoro e di convertirci ad un vero smart-working dalla metà del 2019. Nulla era ancora in atto, ma una certa consapevolezza si era già sviluppata in azienda. Per tutti questi motivi il passaggio è avvenuto in modo piuttosto fluido.
Dopo molte settimane di blocco e telelavoro, abbiamo acquisito una serie di conoscenze e iniziamo a guardare al futuro cercando di prevedere cosa accadrà e come dovremmo adattarci.
Ecco l’esperienza che abbiamo fatto, finora, dal blocco COVID-19:
Il lavoro a distanza funziona (ma non è perfetto): per il tipo di attività che gestiamo (software) è tecnicamente facile lavorare da remoto. La produttività, il più delle volte, può essere la stessa. E a volte può persino aumentare, specialmente nelle attività tecniche in cui la concentrazione fa la differenza. Tuttavia, le attività di collaborazione tendono ad esserne influenzate perché la collaborazione di persona il più delle volte è più efficace. Dal lato opposto, la necessità di programmare riunioni ci ha reso più pragmatici e puntuali.
Il solo lavoro a distanza a lungo termine può essere difficile da sostenere: dopo molte settimane ho iniziato a sentire da molte persone il desiderio di tornare in ufficio, almeno in parte. Lavorare da soli da casa può essere alienante. Forse, questo dipende solo dal fatto di trovarsi in una situazione di blocco totale, il che rende molto difficile separare l’orario di lavoro da quello personale. Tutta la nostra vita è dentro casa e non c’è possibilità di evadere dopo un’intera giornata di lavoro. Forse non è il lavoro a distanza che sta alienando, ma la quarantena.
Se pensi di apportare una modifica … fallo: abbiamo lavorato diversi mesi per preparare ciò di cui avevamo bisogno per adottare lo smart-working. Non sto dicendo che abbiamo sbagliato ad investire quel tempo per pianificarlo. Ci sono implicazioni molto serie (sicurezza, diritto del lavoro, gestione delle prestazioni, ecc.) e dovevamo assicurarci che fossero trattate correttamente. Ma abbiamo avuto la possibilità (il decreto del governo) e la necessità di cambiare… ed è funzionato. Le persone hanno reagito molto meglio di quanto ci aspettassimo.
Quindi, quali sono le nostre previsioni per il futuro:
Le cose saranno diverse: è difficile immaginare che le cose torneranno esattamente come prima. Il cambiamento è stato profondo, improvviso ed è durato abbastanza a lungo da consentire lo sviluppo di nuove abitudini lavorative. È difficile prevedere come saremo tra sei mesi. Le aziende e le persone vorranno sicuramente mantenere parte degli aspetti positivi che sono emersi in questo cambiamento, ma non saranno in grado di mantenerli tutti. Come abbiamo sviluppato velocemente nuove abitudini, inizieremo a ritornare velocemente anche ad alcune delle vecchie cattive abitudini. Il lavoro sarà un mix di vecchio e nuovo, ma la percentuale di ciascuna parte non è prevedibile. Stiamo pensando e programmando di sfruttare i cambiamenti positivi che siamo stati costretti a fare e di non perdere lo slancio che abbiamo acquisito. Sebbene questa sia stata una situazione terribile, è una straordinaria opportunità per reinventare noi stessi e le nostre attività.
L’industria manifatturiera sarà diversa: È opinione comune che l’industria manifatturiera dovrà cambiare in modo significativo. Una delle cose che mostrano una drammatica debolezza è la globalizzazione. La supply chain a livello globale è stata sconvolta e fortemente colpita; impiegherà più tempo a riprendersi perché la crisi non è distribuita uniformemente in tutto il mondo. Diverse aree si trovano a diversi stadi della crisi ed è opinione comune che avremo ondate multiple di questa pandemia, quindi per un periodo piuttosto lungo ci saranno una o più aree del mondo che saranno in crisi. Poiché la forza della supply chain si basa sulla forza del suo anello più debole, la maggior parte delle supply chain ne risentirà. I governi stanno già parlando di iniziative di “reshoring”. Ancora una volta, non passeremo dal nero al bianco e la situazione finale non sarà quella che prevediamo ora, perché si basa su un’analisi soprattutto emotiva. È tuttavia ragionevole pensare che la supply chain cambierà e ci sarà la tendenza ad essere più “local”. Ciò richiederà una riprogettazione e una riorganizzazione della produzione e porterà significativi investimenti nei sistemi di automazione ed esecuzione della produzione.
Gli esseri umani sono deboli: stavamo dominando il mondo e siamo stati sconfitti da un virus invisibile. Per anni ci siamo preparati a combattere gli uni contro gli altri. Abbiamo corso per dominare la natura ma in poche settimane la natura ci ha sconfitto, mostrandoci quale sia il nostro posto sul pianeta. Dobbiamo imparare molto da questo. Ciò che abbiamo già appreso è che il fattore umano è tanto importante quanto critico. Nei prossimi mesi, e probabilmente anni, cambierà il modo in cui gli umani saranno presenti negli stabilimenti. È ragionevole pensare che molte aziende investiranno in tecnologia per ridurre la dipendenza dall’uomo. Questa era già una tendenza legata all’aumento dell’efficienza, ora potrebbe essere una tendenza finalizzata a preservare la continuità aziendale.
Digitale è buono: la digitalizzazione è stata una delle grandi tendenze degli ultimi cinque anni. Se ne parlava molto in molti settori diversi. Durante le ultime settimane abbiamo scoperto quanto sia fondamentale. Non solo molte aziende sono sopravvissute perché erano già “digital” o in grado di diventare rapidamente al “digital”, ma anche la nostra vita sociale è sopravvissuta perché potevamo essere “digital” (basti pensare all’enorme crescita dell’utilizzo delle piattaforme di web meeting nella nostra vita privata). Ora guardiamo la digitalizzazione da una prospettiva diversa e le diamo un significato diverso. È ragionevole pensare che molte aziende investiranno per accelerare il loro “digital journey” o per avviarne uno. Ancora una volta, questo non sarà qualcosa di utile, sarà obbligatorio.
La sicurezza informatica (e la continuità) è necessaria: all’aumentare dell’adozione dei sistemi digitali e del lavoro a distanza, l’importanza della sicurezza informatica aumenta. La protezione da qualsiasi tipo di rischio che potrebbe influire sulla disponibilità e sulle prestazioni delle connessioni di rete è fondamentale. Potete immaginare cosa sarebbe stata la nostra vita lavorativa e privata senza connessioni VPN ed internet funzionanti nelle ultime settimane?
So di aver appena scalfito la superficie e forse ho scritto considerazioni piuttosto banali. Ma credo che sia importante iniziare a condividere la prospettiva di ciascuno e metterla a fattore comune. I potenziali cambiamenti che questa crisi porterà sono così enormi e di così grande impatto, che dovremo lavorare insieme e condividere ogni possibile conoscenza ed esperienza per uscirne e, si spera, ritrovare noi stessi e le nostre aziende in una posizione sicura e (perché no) competitiva. Oggi non è possibile conoscere tutte le risposte e l’incertezza durerà a lungo. Questo è esattamente il motivo per cui dobbiamo continuare a comunicare e condividere idee.

Luigi De Bernardini, Automazione Industriale Luglio 2020

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